Perchè analizzare i dati di questo studio su Instagram? Instagram si sta costantemente evolvendo e sono tanti i cambiamenti dell’algoritmo, a partire dai test per l’eliminazione dei Mi Piace (un approfondimento qui). Vediamo in questo post quali sono i principali, prendendo in esame lo studio di Quintly sulle performance dei post di Instagram a seconda delle loro caratteristiche.
Per capire come i brand possono utilizzare la piattaforma sono stati analizzati oltre 34mila profili aziendali e oltre 5 milioni di post pubblicati tra gennaio e giugno 2019 per giungere alle conclusioni riportate qui di seguito.
1. L’importanza delle immagini
Nonostante l’uso dei video sia in costante crescita e sempre più popolare, le immagini sono ancora il contenuto più utilizzato dai brand e, in particolare, di tutti i post analizzati da Quintly abbiamo:
- 14% Carosello
- 18% Video
- 68% Immagini
Sicuramente questo dipende anche dal fatto che creare immagini ad effetto è molto più semplice piuttosto che realizzare buoni video adatti a Instagram eppure non sfruttare i video e i caroselli significa perdere opportunità importanti, come rileva sempre questa ricerca.
Il consiglio per i social media manager è quello, ad esempio, di utilizzare sempre più i caroselli che registrano un engagement maggiore, soprattutto in vista della crescita dell’uso di Instagram nel 2020.
2. Lunghezza delle didascalie e performance
Tra i vari dati analizzati dallo studio di Quintly segnaliamo che ci si è concentrati anche sulla correlazione tra lunghezza della descrizione del post e performance dello stesso. Emerge, in questo caso, il consiglio di non utilizzare contenuti lunghi addirittura oltre 300 caratteri per singolo post o anche solo 150 caratteri come si farebbe su Twitter.
Una curiosità? Sembra che per i profili da 1 a 10 milioni di follower pubblicare senza didascalia sia una tecnica valida per generare maggiore engagement. Per tutti gli altri, i post con didascalia breve, ovvero da 1 a 50 caratteri, ottengono i risultati migliori anche se, come detto, non è questa la scelta preferita dalle aziende.
3. Emoji e livello di engagement
I dati mostrano come la maggior parte dei profili aziendali non usi le emoji quando scrive le didascalie che accompagnano i post, ma dovrebbero farlo, dato che più sale il numero di emoji utilizzate, maggiore è l’engagement.
Anche se a prima vista appaiono poco professionali se usate su un profilo aziendale, in realtà le emoji sono funzionali per la creazione di interazioni ed escluderle dalle didascalie dei post su Instagram penalizza il tasso di engagement del post.
4. Hashtag e portata dei post
L’ultimo aspetto analizzato da Quintly è il rapporto tra il numero di hashtag e la portata del post su Instagram, per individuare la quantità precisa di hashtag che dovrebbe accompagnare ogni singolo post.
In questo caso si nota come ad usare più hashtag siano i profili di piccoli brand o con pochi follower, mentre nel caso delle grandi aziende la presenza o meno degli hashtag non influisce sulla portata dei post.
In poche parole: maggiore è il tuo pubblico, meno avrai bisogno degli hashtag, eppure se sei un piccolo profilo a tanti hashtag corrispondono tante interazioni.
Conclusioni dello studio su Instagram
Come vedi non esiste una regola fissa per creare post ad alto tasso di interazione, anche perché Instagram cresce velocemente e il suo algoritmo è soggetto a rapidi cambiamenti. Non resta, come per tutta l’attività di social media manager, che testare tecniche e strategie di contenuto diverse fino a trovare la formula vincente per la propria azienda.
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